Attacco israeliano all’aeroporto di Damasco con danni più estesi di quanto precedentemente ammesso
L’attacco israeliano all’aeroporto di Damasco avvenuto il primo gennaio, che ha ucciso due soldati e ha messo temporaneamente fuori servizio l’aeroporto, sembra aver causato danni più estesi di quanto ammesso in precedenza da parte degli ufficiali. A soli 24 ore dall’inizio del 2023, Israele ha compiuto i primi attacchi dell’anno in Siria, colpendo ciò che dice essere spedizioni di armi iraniane e minacce alla sua sicurezza. Le fonti militari siriane hanno dichiarato che Israele ha lanciato “diverse missili verso l’Aeroporto Internazionale di Damasco, uccidendo due soldati e mettendolo fuori servizio”. Anche se l’aeroporto è tornato in servizio poche ore più tardi – con riparazioni provvisorie – The National ha appreso che gli attacchi erano più gravi di quanto inizialmente riferito.
Due piste d’atterraggio
L’aeroporto di Damasco ha due piste d’atterraggio: una settentrionale usata principalmente per i voli civili dalla capitale siriana e una pista meridionale che secondo alcuni rapporti sarebbe comunemente utilizzata per le spedizioni di armamenti da parte dell’Iran. Sebbene la pista civile abbia subito meno danni durante gli attacchi, gli ingegneri sono riusciti a riaprire la pista di atterraggio per consentire ai voli di riprendere. La pista meridionale, tuttavia, è stata colpita da almeno sette missili, causando danni estesi.
Immagini satellitari post-attacco
Ore dopo l’attacco, il Ministero della Trasportazione siriano ha affermato che i servizi normali erano stati ripristinati e che gli attacchi non avevano causato ritardi, tranne per un volo da Mosca deviato verso l’aeroporto di Latakia sulla costa nord-occidentale. Le immagini satellitari dell’aeroporto scattate dopo l’attacco sembrano mostrare danni alla pista settentrionale come un cratere a circa 500 metri dall’estremità nord-est. Circa 3.000 metri della pista sembrano essere rimasti incolumi.
Russia si sta allontanando
Anche se Israele raramente discute degli attacchi che ha compiuto in Siria, si crede sia responsabile di decine di operazioni nel paese. La maggior parte sono dirette verso operatori iraniani e Hezbollah, ma alcune mirano a siti militari siriani.
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